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금주 교황님 말씀 중에

Holy Father's Speech

Forte appello del Papa: per l'Afghanistan preghiera e digiuno-교황님,아프가니스탄 위한 재계와 금식(digiuno)기도 강력히 호소!

글 : Msgr. Byon

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Forte appello del Papa: per l'Afghanistan preghiera e igiuno!

교황 성하, 아프가니스탄을 위한 온 교회의 재계와 금식(digiuno)기도를 강력히 호소하시다 !!!

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     Forte appello del Papa: 

per l'Afghanistan preghiera e igiuno!

 

     교황 성하, 아프가니스탄을 위한 

    온 교회의  재계와 금식(digiuno)기도를 강력히 호소하시다 !!!

 

All'Angelus Francesco chiede ai cristiani gesti di solidarietà per i civili di quel Paese, soprattutto donne e bambini, vittime della violenza e degli attentati dei giorni scorsi. "Si continui ad assistere i bisognosi e a pregare perché dialogo e solidarietà portino ad una convivenza pacifica e fraterna"
 

Francesca Sabatinelli – Città del VaticanoFrancesco segue con preoccupazione l’evolvere della situazione in Afghanistan, ed esprime dolore per le vittime degli attentati di giovedì scorso, all'aeroporto di Kabul, con un bilancio di quasi 200 morti:

Partecipo alla sofferenza di quanti piangono per le persone che hanno perso la vita negli attacchi suicidi avvenuti giovedì’ scorso, e di coloro che cercano aiuto e protezione. Affido alla misericordia di Dio Onnipotente i defunti, ringrazio chi si sta adoperando per aiutare quella popolazione così provata, in particolare le donne e i bambini.

Francesco chiede al mondo di “continuare ad assistere i bisognosi e a pregare perché il dialogo e la solidarietà portino a stabilire una convivenza pacifica e fraterna e offrano la speranza per il futuro del Paese”. In un momento come questo, aggiunge, non si può rimanere indifferenti:

La storia della Chiesa ce lo insegna, come cristiani, questa situazione ci impegna per questo rivolgo un appello a tutti, a intensificare la preghiera e a praticare il digiuno, preghiera e digiuno, preghiera e penitenza, questo è il momento di farlo. Sto parlando sul serio, intensificare la preghiera e praticare il digiuno, chiedendo al Signore misericordia e perdono.

Nel Paese altissimo il rischio attacchi

L’allarme attentati in Afghanistan resta altissimo, mentre gli Stati Uniti proseguono la corsa contro il tempo per il ritiro di tutto il personale dal Paese entro il 31 agosto. La minaccia è credibile secondo Washington, che non esclude atti terroristici anche su suolo statunitense.  L’ambasciata Usa a Kabul invita i suoi connazionali a lasciare l’area attorno all’aeroporto poiché un attacco – come dichiarato da Joe Biden – è probabile nelle prossime 24/36 ore. Il raid statunitense contro l’Isis-K, nel quale sono morti due militanti, tra i quali una delle “menti”, non è stato l’ultimo, aggiunge poi il presidente americano, mentre i talebani condannano l'azione americana, ritenendola un “chiaro attacco all’Afghanistan".

Chiuso il ponte aereo italiano e quello britannico

I miliziani, che hanno mostrato tutta la loro violenza aggredendo a bastonate i civili in coda ai bancomat per il ritiro di denaro contante, si dicono pronti a prendere presto il totale controllo dell’aeroporto, non appena militari e civili Usa saranno partiti.  Nel frattempo, però, hanno isolato tutto lo scalo, impedendo l’accesso agli afghani che sperano ancora di poter essere evacuati dal Paese, in centomila sono rimasti bloccati. Ieri è intanto rientrato l'ultimo volo del ponte aereo italiano, mentre la scorsa notte è partito l’ultimo della Raf con il quale si è chiusa, dopo 20 anni, anche la missione del Regno Unito in quel Paese. La prossima settimana verrà annunciato il futuro governo, dichiarano poi i talebani che, intanto, hanno tagliato quasi tutte le reti internet e di telecomunicazione nella provincia del nord-est del Panshir, una delle due zone, assieme a quella di Baghlan, non controllate da loro, ma dagli uomini della resistenza. 

Allarme bambini: in 300mila sono sfollati e senza aiuti

L’Unicef intanto lancia l’allarme: nel Paese ci sono 300mila bambini sfollati e che non si possono abbandonare nel momento del bisogno. Molti dei piccoli sono stati costretti a lasciare le loro case a seguito dell’arrivo dei talebani, un milione di bimbi sotto i cinque anni soffrirà di malnutrizione grave, pericolosa per la vita. Mentre oltre 4 milioni di minori, tra cui oltre 2 sono ragazzine, sono fuori dalla scuola. Un altro drammatico messaggio arriva dalla Missione di assistenza Onu in Afghanistan, la Unama, che avverte che il 2021 si configura sempre più come l’anno nero per le vittime civili nel Paese, che già nei primi sei mesi hanno raggiunto livelli record. Da maggio, da quando è iniziato il ritiro del contingente internazionale, e si è intensificata l’offensiva talebana, si è registrata un’impennata delle uccisioni e di ferimenti.

                         **************************************************2021/09/01

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Parolin al Global Forum della Corea: “Non c’è pace senza dialogo e perdono”

Il segretario di Stato vaticano interviene con un lungo videomessaggio al “Korea Global Forum for Peace”, organizzato ogni anno dal Ministero dell’Unificazione della Repubblica di Corea, per discutere sulla pace e l’unificazione della Penisola
 

Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano

“Mentre la giustizia esige che non violiamo i diritti degli altri e diamo a ciascuno ciò che è dovuto, la carità ci fa sentire i bisogni degli altri come nostri e favorisce una cooperazione fruttuosa. Altrimenti, continueremo a costruire una ‘pace negativa’, la semplice non belligeranza o l’assenza di guerra.  La pace, invece, deve essere intesa in definitiva in termini positivi, come la promozione di quelle cose che ci uniscono.  Potremmo dire che la pace è amicizia”. È uno dei passaggi chiave del lungo intervento del cardinale segretario di Stato vaticano, Pietro Parolin, al “Korea Global Forum for Peace” (KGFP). Si tratta dell’evento organizzato ogni anno dal Ministero dell’Unificazione della Repubblica di Corea, per discutere sulla pace e l’unificazione della Penisola. Vi prendono parte esperti, ricercatori e funzionari governativi di oltre venti Paesi. Tema dell’evento di quest’anno, dal 31 agosto fino al 2 settembre, è “Una nuova visione delle relazioni intercoreane e della comunità. Per la pace, l’economia e la vita”. La tre giorni, a motivo delle restrizioni della pandemia, si svolgerà online. E il cardinale Parolin è intervenuto tramite un videomessaggio, in cui si è soffermato in particolare sul ruolo delle Chiese nello stabilire la pace nella Penisola coreana, a partire dal magistero della Chiesa e di tutti gli ultimi Papi.

Paolo VI e l’incontro delle nazioni come fratelli 

Il segretario di Stato è partito dalle parole di Papa Paolo VI, quando nella Populorum Progressio affermava che i popoli e le nazioni devono incontrarsi come fratelli e sorelle, come figli di Dio, e lavorare insieme per costruire il futuro comune del genere umano con un obiettivo: “Creare le condizioni per lo sviluppo integrale dell’umanità”. Un processo, ha sottolineato il cardinale, favorito da tre azioni: accoglienza, accompagnamento, ascolto. Accoglienza che, ha spiegato Parolin mutuando il pensiero di Papa Francesco, si traduce in “vicinanza, apertura al dialogo, pazienza e una gentilezza che non condanna”. “Il primo passo per accogliere veramente gli altri è avvicinarsi a loro, fare spazio per loro nella nostra vita, essere disposti a condividere le nostre gioie e dolori, e costruire relazioni autentiche”. L’accompagnamento, nel senso che – ha evidenziato il porporato – “non ci può essere uno sviluppo armonioso della società in tutte le sue parti se non si mettono in pratica strategie condivise volte al rispetto della vita umana e al progressivo accompagnamento delle persone”. Sulla stessa scia, l’ascolto è la chiave per la risoluzione dei conflitti, la mediazione culturale e la pacificazione nelle comunità e nei gruppi. L’ascolto diventa quindi dialogo che “è un grande segno di rispetto in quanto aiuta le persone a capire e ad apprezzare i bisogni degli altri”, “senza ignorare le differenze” ma “senza far prevalere la nostra posizione su quella degli altri”.

Giovanni XXIII e i valori che uniscono

Riflettendo su una “nuova visione” delle relazioni nella Penisola coreana, il segretario di Stato ha ricordato la figura di Giovanni XXIII e la sua grande attenzione verso i valori universali che uniscono le persone.  Papa Roncalli, ha detto Parolin, “ha sempre cercato la bontà presente in ogni persona e in ogni società, e ha stabilito un dialogo basato sul rispetto e sul riconoscimento reciproco che ha superato la mentalità ristretta che creava divisioni”. “Credendo che ci sia del buono in ogni persona, lo ha portato a cercare prima ciò che unisce piuttosto che ciò che divide”. Proprio questo principio è stato alla base dell’opera dell’allora Pontefice per aiutare a risolvere pacificamente la crisi di Cuba.

Il Concilio Vaticano II: la pace è più che l’assenza di guerra 

Richiamando poi il Concilio Vaticano II, in particolare la Gaudium et Spes, il cardinale Parolin ha rimarcato che “la pace è più che assenza di guerra”: essa “non può essere ridotta al mantenimento di un equilibrio di potere tra forze opposte, né nasce da un dominio dispotico, ma è opportunamente chiamata ‘effetto della giustizia’… Una ferma determinazione a rispettare la dignità degli altri individui e popoli, insieme alla pratica deliberata della cordialità, sono assolutamente necessari per il raggiungimento della pace”.  La pace è anche amicizia e benevolenza, intesa - dice il cardinale citando Confucio – come il non voler imporre agli altri ciò che non si desidera per se stessi. Un principio che è vicino al precetto cristiano dell’“amerai il tuo prossimo come te stesso”.

Giovanni Paolo II e l’importanza del perdono

Il cardinale ha quindi introdotto il concetto di “perdono”, rammentando il pensiero di Giovanni Paolo II, il quale nel suo Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace del 2004 affermava che: “La riconciliazione è la parola chiave per aprire nuove prospettive sul futuro e guardare insieme verso un’alba in cui i figli della stessa famiglia possano mettersi sulla stessa strada”. Però “la riconciliazione non avviene da sola”, serve quel “principio di reciprocità”, per cui “le due parti devono essere d’accordo nel volersi riconciliare e accettare di ricevere il perdono dell’altro...”. “Non c’è pace senza perdono!”, ha chiosato Parolin, ancora citando il Pontefice polacco. “Solo un’umanità in cui regni la ‘civiltà dell’amore’ potrà godere di una pace autentica e duratura".

Benedetto XVI e la creatività per la pace 

“La comunità internazionale deve diventare più creativa nello sviluppo di iniziative che promuovano questo processo di pace e siano rispettose dei diritti di ciascuna parte”, ha aggiunto inoltre il porporato, questa volta richiamando il discorso di Benedetto XVI al Corpo Diplomatico del 2012.

Papa Francesco e l’amicizia sociale 

Infine, non è mancato nel lungo intervento di Parolin un ampio richiamo del magistero di Francesco, a cominciare dalla Fratelli tutti, testo guida per il dialogo inteso come l’avvicinarsi, il parlare, il guardare l’altro negli occhi per cercare un terreno comune e stabilire quella “amicizia sociale” basata sulla solidarietà e la reciprocità. Esattamente ciò che il Papa intendeva, quando nella devastazione generale provocata dal Covid, in una Piazza San Pietro desolata e desolante il 27 marzo 2020, disse: “Siamo tutti sulla stessa barca, fragili e disorientati, ma tutti bisognosi gli uni degli altri, poiché nessuno si salva da solo”.

 

입력 : 2021.08.30 오전 7:35:51
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